Oche Rosa

Piazza Umberto I, 5 - Chieri (TO)

Siamo andati a trovare Antonio (anche se per noi è semplicemente Tony) proprietario di Le Oche Rosa. Antonio racconta e si racconta. Della sua avventura in Santacruz, che nasce negli ultimi mesi del 2018, insieme alla figlia Ilaria. Nel modo più comune: con uno dei nostri corsi gratuiti di caffetteria.

È lì che prende vita una storia, un'avventura che da quel momento non ha più smesso di insegnare cose nuove ad entrambi.

Come hai conosciuto Santacruz?

Ho conosciuto Santacruz nel modo più tradizionale: tramite un corso gratuito di caffetteria. Mi è subito piaciuta l'azienda, le persone e la famiglia. Di lì a poco sarei diventato loro cliente.

Devo dire che sono molto contento perché nonostante i miei 58 anni sto imparando ancora tanto e stiamo facendo un ottimo lavoro insieme.

La richiesta più strana che hai ricevuto?

Devo dire che ne ho ricevute molte. Ma quella più strana è sicuramente quella che mi capitò un mattino. Quando un signore, penso veneto, mi chiese di aggiungere al suo cappuccino del Barbera. Così feci il mio primo ed unico cappuccino corretto, Barbera ovviamente.

Caratteristica numero uno di un barista che vuole avere successo?

Sicuramente amare questo lavoro. Anche se una persona che si approccia per la prima volta a questo lavoro non può sapere se lo ama oppure no. Ma crescendo è una cosa che senti dentro. Ti viene la pelle d'oca quando ne parli. Allora tutto quello che ne segue diventa più semplice: la buona volontà, la costanza e amare il prossimo. Amare le persone. Quando ti entrano 500 clienti in un locale, non puoi fare selezione. Devi voler coccolare il cliente. Io considero il cliente un Re. Sei un mio ospite ed è come se fossi a casa mia. I clienti più difficili, i più antipatici sono poi quelli che ti danno più soddisfazione e ti creano veramente tanto, tanto lavoro.

La cosa che più ti infastidisce di questo lavoro?

Forse adesso l'età mi fa notare delle cose quando insegno. Mi infastidisce ripetere le stesse cose alle persone. Quando vedi che spieghi una cosa e poi vedi, non che ripetono lo stesso errore, ma che non apprendono. Solo questo devo dire, non mi infastidisce altro di questo lavoro. Certo, tranne quando si otturano i tubi sotto la pedana.

Quanti caffè bevi al giorno?

Sei o sette. Ma tutti concentrati nella mattinata. Poi qualcosa dopo pranzo. Ma non di più.

Il consiglio più prezioso che hai ricevuto fino ad oggi?

Non si tratta di un consiglio. Ma più di un insegnamento rispetto al mio metodo di lavoro. Conobbi questa persona che mi insegnò, ti parlo degli anni '90, il modo corretto di preparare la linea dei panini e dei tramezzini. È stato un grandissimo maestro.

A che ora ti svegli al mattino?

Tre e cinquanta (risata n.d.r.). Faccio fatica perché magari la sera prima hai fatto tardi, non perché sei andato a ballare, ma perché hai finito tardi al bar. Sbrigando le ultime faccende "amministrative". Faccio tutti i miei giri, dal panettiere, dal pasticciere. Poi vengo qui nel mio primo bar e faccio l'apertura e poi vado nel mio secondo bar ad Asti alle cinque e trenta.

Cosa ti spinge ad aprire il bar tutti i giorni?

A me piace molto l'apertura del mattino. Quando "Accendi il locale". Metti in moto la macchina senti tutti i profumi. Accendi la macchina del caffè, il vapore e si crea tutta l'atmosfera.

Qual è la cosa che più odi sentirti dire?

Tu fai solo questo.